Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 25 agosto 2017

Una strana battaglia a Marradi fra Fiorentini e Veneziani

da una Cronaca 
di Nicolò Machiavelli
ricerca di Claudio Mercatali


 
Nicolò Machiavelli

La storia che stiamo per leggere è un episodio di un fatto storico più grande, che semplificando si può riassumere così: nel 1498 Pisa si era ribellata a Firenze e cercava di riacquistare l’indipendenza, persa quasi cento anni prima. I Pisani, per sostenere l’assedio dei Fiorentini chiesero aiuto alla Repubblica di Venezia che quell'anno aveva conquistato la Romagna sottraendola al pontefice. 
I Veneziani accettarono e per alleggerire l’assedio di Pisa inviarono un esercito verso la Toscana, lungo la valle del Lamone.
L’esercito veneziano, partito da Faenza, risalì lentamente la valle fino a Marradi e pose l’assedio al Castellone. Però le cose andarono per le lunghe e arrivò un esercito fiorentino. Così i due contendenti si trovarono uno di fronte all'altro. 
 
Ecco come Nicolò Machiavelli
descrive la situazione nei:

Discorsi sopra prima deca di Tito Livio, Libro III al paragrafo 18, intitolato “Nessuna cosa è più degna d’uno capitano, che presentire i partiti del nimico”.

“… può spesso occorrere che due eserciti, che siano a fronte l'uno dell'altro, siano nel medesimo disordine, e patischino le medesime necessità; e che quello resti poi vincitore è il primo ad intendere le necessità dello altro.

Io voglio dare di questo uno esemplo domestico e moderno. Nel 1498, quando i Fiorentini avevano uno esercito grosso in quel di Pisa, e stringevano forte quella città, della quale avendo i Viniziani presa la protezione, non veggendo altro modo a salvarla, diliberarono di divertire quella guerra, assaltando da un'altra banda il dominio di Firenze e, fatto uno esercito potente, entrarono per la Val di Lamona, ed occuparono il borgo di Marradi, ed assediarono la rocca di Castiglione, che è in sul colle di sopra.


Sopra: il Castellone di Marradi.



Il che sentendo i Fiorentini, diliberarono soccorrere Marradi, e non diminuire le forze avevano in quel di Pisa; e fatte nuove fanterie, ed ordinate nuove genti a cavallo, le mandarono a quella volta: delle quali ne furono capi Iacopo IV d'Appiano, signore di Piombino, ed il conte Rinuccio da Marciano. Sendosi adunque, condotte queste genti in su il colle sopra Marradi, si levarono i nimici d'intorno a Castiglione, e ridussersi tutti nel borgo. Ed essendo stato l'uno e l'altro di questi due eserciti a fronte qualche giorno, pativa l'uno e l'altro assai e di vettovaglie e d'ogni altra cosa necessaria: e non avendo ardire l'uno d'affrontare l'altro, né sappiendo i disordini l'uno dell'altro, deliberarono in una sera medesima l'uno e l'altro di levare gli alloggiamenti la mattina vegnente, e ritirarsi in dietro; il Viniziano verso Bersighella e Faenza, il Fiorentino verso Casaglia e il Mugello.

Venuta adunque la mattina, ed avendo ciascuno de' campi incominciato ad avviare i suoi impedimenti; a caso una donna si partì dal borgo di Marradi, e venne verso il campo fiorentino, sicura per la vecchiezza e per la povertà, desiderosa di vedere certi suoi che erano in quel campo: dalla quale intendendo i capitani delle genti fiorentine, come il campo viniziano partiva, si fecero, in su questa nuova, gagliardi; e mutato consiglio, come se gli avessono disalloggiati i nimici, ne andarono sopra di loro, e scrissero a Firenze avergli ributtati e vinta la guerra. La quale vittoria non nacque da altro che dallo avere inteso prima dei nimici come e' se n'andavano: la quale notizia, se fusse prima venuta dall'altra parte, arebbe fatto contro a' nostri il medesimo effetto”.

Dunque i Fiorentini vinsero quasi per caso. Stavano per ritirarsi ma cambiarono idea perché una vecchietta li informò che i Veneziani stavano smobilitando. Da questo Machiavelli ricava la conclusione che “Nessuna cosa è più degna d’uno capitano, che presentire i partiti del nimico”.

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