Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 24 settembre 2014


Un modo non convenzionale per parlare 
della liberazione di Marradi.
di Luisa Calderoni e Claudio Mercatali




1915 - 1916 Truppe in addestramento 
nel piazzale che poi diventerà "del Monumento".


Le celebrazioni legate alle scadenze dettate dal tempo, i decennali, i centenari e quest'anno i 70 anni della liberazione di Marradi da parte della Ottava Divisione di Fanteria Indiana, sono così fitte nella storia dei popoli da rischiare di  diventare noiose o stucchevolmente retoriche. Per capirne il loro non senso, se le leghiamo al concetto di tempo scandito da orologi e calendari, bisogna riflettere un momento su come e da quando gli uomini hanno cominciato a "misurare" il tempo. La prima grande divisione del tempo fu tra preistoria, prima dell' invenzione della scrittura, e storia, caratterizzata dalla presenza di documenti scritti.





1926   L'inaugurazione del Monumento







Gli antichi  greci  contavano il tempo dalla prima Olimpiade ( 776 a.c),  i Romani  lo contavano "ab urbe condita", cioè dalla fondazione di Roma ( 753 a.c:), poi venne l'era cristiana e i famosi A.C e D.C. e in tempi più recenti quella musulmana che conta il tempo dall'Egira, la fuga di Maometto dalla Mecca  ( 614 d.c).

Insomma, che senso hanno le celebrazioni legate alle scansioni temporali se il tempo non ha né inizio né fine?







Nel 1942 la statua venne fusa per ricavarne il bronzo e sostituita con una fiaccola di cemento.




Allora basta celebrazioni retoriche intrise di falso patriottismo, meglio risvegliare in altro modo la memoria e l'interesse per il nostro recente passato, perché solo l'oblio uccide tutto e tutti.



 In occasione del settantesimo anniversario  della liberazione di Marradi si potrebbe tentare  di avvicinare la gente della nostra comunità ad una "cosa" che è sempre sotto i nostri occhi ma è ignorata per la gran parte dell'anno: il Monumento ai caduti della Prima e seconda Guerra Mondiale. Cambiato più volte nel tempo, esso reca alla base i nomi dei caduti e dei dispersi. In particolare nel lato verso " La Concia" c'è l'elenco dei caduti e dei dispersi della Seconda Guerra Mondiale. 


Negli anni Ottanta la fiaccola venne rimossa e collocata al campo sportivo. Al suo posto venne messa la statua di bronzo attuale.











I caratteri sono anneriti e quasi illeggibili anche a causa di una ringhiera che, recinto dentro il più ampio recinto del parco, tiene lontani gli osservatori.  E come non bastasse, due bombe dipinte di grigio, fanno perenne guardia al monumento! Strumenti  di guerra di fronte ad un monumento che nel ricordare la morte, dovrebbe essere un monito  affinché tali sciagure non abbiano a ripetersi...

Sarebbe auspicabile poter  rimuovere quei due terribili oggetti di morte e rimuovere quella ringhiera che allontana i vivi dai propri morti cercando al contempo di ridare una storia, un volto a quei nomi dietro i quali si nasconde una vita forse comune e banale, ma comunque una vita falciata da una guerra non cercata, non amata, non vinta. Su questo stiamo già lavorando e la storia dei nostri "militi ignoti" sarà argomento dei prossimi articoli....



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