Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 3 giugno 2014

Bruno Ravagli

Lo "stampatore"
dei Canti Orfici
ricerca di Claudio Mercatali


La Tipografia Ravagli, in via Fabroni, 
a Marradi,all'epoca di Dino Campana.



Bruno Ravagli, tipografo di Marradi, stampò i Canti Orfici. Il fatto è noto: 44 marradesi versarono 2,50 lire ciascuno e così il libricino di Dino Campana prese vita.
La storiografia campaniana non  risparmia le critiche al Ravagli, perché usò carta scadente e di diversa grammatura, ottenendo una veste editoriale misera. Non mancano nemmeno gli aneddoti su di lui: in lite con il poeta per certe modifiche negate, inseguito e minacciato per le vie del paese, sconfortato e infine sollevato quando ebbe finito.


Il contratto di edizione



Tutto sommato Bruno non fece un affare: il guadagno fu poco, le seccature tante e quando negli anni Venti si fece avanti presso la famiglia Campana vantando qualche diritto editoriale, entrò in polemica e non ottenne nulla. Dino lo ringraziò in fondo al libro, last not least (... ultimo, ma non meno importante) e bonariamente lo chiamò "paziente stampatore", epiteto che gli rimase appiccicato. Dunque Dino Campana fu editore di se stesso e Bruno Ravagli fu lo stampatore, nome di per sé non offensivo ma nemmeno tanto gratificante.


Il nostro tipografo fu solo un artigiano che si trovò a stampare, senza immaginarlo, un capolavoro? Vediamo:

 Bruno era nato a Marradi nel 1860, e aveva tre fratelli: Francesco, professore di lettere al liceo di Cortona e poi a Carpi, Ubaldo, scultore, e Teresa, scrittrice di cose religiose.
Bruno da giovane si era dedicato alla pittura, raggiungendo una buona abilità come ritrattista. Lo sappiamo perché al Museo dell'Accademia di Belle Arti di Perugia ci sono due quadri suoi. Bruno frequentò in questa scuola il corso di Prospettiva, Architettura, Ornato, Figura, Pittura, dal 1891 al 1894, mentre il fratello Ubaldo era iscritto al corso di Scultura.


Bruno  Ravagli (1893), Studio di una testa,
Museo dell'Accademia, Perugia



Bruno Ravagli,
ritratto del fratello Ubaldo

 


La tipografia fu aperta dal fratello Francesco, che la portò con sé da Cortona a Carpi quando si trasferì nel liceo di quella città dell' Emilia. Alla sua morte (1910) l'attività passò a Bruno che portò i macchinari a Marradi.
Dall'anagrafe risulta che Bruno riprese la residenza a Marradi,  da Carpi,   il 16 marzo 1914 e il libro dei Canti Orfici, pubblicato nell'estate del 1914 fu uno dei primi lavori dopo il suo rientro. La stamperia però era attiva da qualche anno e chiuse circa alla metà degli anni Venti.





La scheda del registro
anagrafico storico
del Comune di Marradi.



  
Ora più che la sua attività di tipografo ci interessa la sua attività giovanile di artista. Il settimanale Il Filo, di Borgo S.Lorenzo, nel 2006 pubblicò un bell'articolo dello storico borghigiano Aldo Giovannini, che ci dà altre notizie del nostro. Leggiamo:

Proprio di fronte alla Pieve romanica di San Lorenzo, sorge l’Oratorio di S. Omobono un tempo sede della confraternita laica della “Natività di Maria Santissima” detta anche “Compagnia degli Azzurri” per il colore della veste che indossavano.

Ed ecco la scoperta. Dal Protocollo dei Partiti che inizia nel 1792 e termina nel 1933 si legge:
“Borgo San Lorenzo, 30 Gennaio 1890. Bruno Ravagli, pittore domiciliato in Borgo San Lorenzo dichiara ad ogni buon fine ed effetto di costruire per conto del Pio Sodalizio di Sant’Omobono in detto luogo una statua in gesso rappresentante il Morto Redentore della lunghezza non minore di un metro e 35 cm. mediante la corresponsione di lire italiane 100. Tale opera si obbliga di eseguirla entro il 31 Marzo 1890. Infine dichiara pure nel modo più formale che qualora la suddetta statua di Gesù Morto non piacesse per questi legittimi motivi la Confraternita di Sant’ Omobono e per essa il Governatore, si rifiuterà di riceverla e il prefato signor Bruno Ravagli non avrà diritto ad alcun compenso. Firmato, Marco Guarnieri, Governatore. “





Le cose procedettero nel migliore dei modi poiché un mese dopo ecco quello che riporta il Registro dei Protocolli e Partiti:

“ Il Consiglio veduta la lettera del pittore signor Bruno Ravagli delibera di fare ad esso costruire la statua rappresentante Gesù Morto”.

Ecco quindi scoperto l’autore di quella bella statua da quasi 120 anni sotto l’altare dell'Oratorio, con un solo piccolo margine di dubbio, perché potrebbe essere un caso di omonimia, anche se sembra poco probabile che vi siano due artisti con lo stesso nome.

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I fratelli Ravagli furono sempre proprietari della casa di famiglia, in vicolo Tintoria che è un sito della Marradi vecchia. E' cambiato il numero civico ma non ci possiamo sbagliare, perché nell'archivio del Comune c'è la piantina del 1915 con il nome dei proprietari di tutte le case e sull'arco della porta sono scolpite le iniziali G.R 1853, che stanno per Giovanni Ravagli, padre di Bruno.

Nell'archivio c'è anche una lettera di Bruno Ravagli al Podestà (1928) nella quale dice di aver ultimato i lavori di restauro della sua casa e chiede di affittarla. Perciò è probabile che i fregi nella facciata siano degli anni Venti.






Vicolo Tintoria,
planimetria del 1915




Sulla facciata, tutta di cemento lavorato a imitazione delle bozze d'arenaria, ci sono due sculture, anch'esse di cemento: una rappresenta un gallo e l'altra due gazze che hanno catturato una chiocciola.

Considerato che anche la statua di Gesù morto di cui si è detto prima, è di cemento colorato, sembra proprio che questo materiale fosse gradito a Bruno e Ubaldo.




A destra: Casa Ravagli




Sotto: due sculture di 
Bruno e Ubaldo Ravagli
Il gallo e le gazze






La porta ha la struttura tipica degli ingressi signorili marradesi dell' Ottocento.

Insomma su questa facciata ha lavorato la mano di qualche artista. Questo fatto venne colto anche dall'esperto della Sovrintendenza dei Beni Culturali della Toscana che, senza sapere niente di questa storia, quando passò da Marradi nel 1978, pose il portone sotto tutela.


Allora in conclusione "Bruno lo stampatore" citato sempre di strafòro quando si parla dei Canti Orfici, prima di fare il tipografo si era dedicato all'arte, e tutto sommato era riuscito a fare cose discrete.


Che cosa si vede dalle finestre di Casa Ravagli?

Se si spalanca la finestra appare uno scorcio del centro di Marradi e sulla destra il campanile della chiesa arcipretale. Siamo in un sito campaniano, perché la casa del poeta, dietro al campanile, dista non più di 50 metri.














Fonti:
  • Maria Novella Belletti, del Museo dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.
  • Catalogo del Museo dell'Accademia di Belle Arti di Perugia" (dipinti),  Electa, 1995.
  • Settimanale Il Filo di Borgo S.Lorenzo.
  • Informazioni di don Maurizio, pievano di Borgo S.Lorenzo.
  • Informazioni e documenti dello studioso Aldo Giovannini, per gentile concessione.
  • Giancarlo Susini in Studi Romagnoli.
  • Ufficio anagrafe del Comune di Marradi e di Borgo S.Lorenzo (sig.ra Giovannini)..
  • Archivio storico del Comune di Marradi (documenti trovati da Luisa Calderoni).



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