Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 2 dicembre 2013

La scagliola alla Badia di S.Reparata



Il monaco Enrico Hugford
e la tecnica della scagliola
a cura di Silvana Barzagli



La scagliola è un tipo di gesso fine usato in edilizia e in scultura. Dà il nome ad una tecnica che imita i marmi, o intarsi di essi.
Le prime opere di scagliola compaiono alla fine del '500 ad imitazione di pannelli di marmo. La tecnica della scagliola trova la sua naturale applicazione nell' edilizia ecclesiastica con tabernacoli, paliotti d' altare, altari e colonne.
Il materiale utilizzato per realizzare queste opere è il gesso cotto o gesso da stuccatori, ottenuto dalla cottura di solfato di calcio biidrato a una temperatura compresa tra 160 e 180 °C. Al gesso viene unita acqua di colla e la colorazione mediante pigmenti costituisce l' elemento caratterizzante delle tecniche di rivestimento imitanti il marmo.



Il monaco Ignazio Hugford rappresenta se stesso bambino e suo fratello Enrico nel quadro "Il miracolo della trota rediviva" operato da Francesco di Paola.

Tale amalgama si dispone in un telaio o in uno stampo ove seguono fasi svariate di lisciatura, seguite dall' intarsio; le immagini prescelte vengono trasferite dal cartone al pannello con la tecnica dello spolvero. All' intarsio segue la trasformazione in ornato, e l' ultima fase è ancora di lucidatura con olio di lino, acqua e sapone, oppure con olio di lino, cera ed olio di trementina.

In Italia, le principali scuole sono state quella carpigiana e quella fiorentina fatte risalire al '700 ed è proprio a Firenze che nel corso del '700 la scagliola si è aperta a nuove possibilità espressive, grazie alle sperimentazioni del monaco vallombrosiano Enrico Hugford (1695-1771), che la trasformò in un vero genere pittorico con opere di grande livello artistico.



Il monaco Enrico Hugford 
in una stampa del 1757



Il monaco vallombrosiano iniziò una scuola che ha nel fiorentino Lamberto Gori il più valido rappresentante della "pietra di luna".
Secondo il ricercatore Alessandro Cecchi, don Enrico Hugford aveva appreso la tecnica della scagliola da Don Salvatore Perrier nella Badia di Santa Reparata a Marradi ove era entrato nel 1711 dopo aver preso i voti, divenendo così famoso da far sì che quattro sue scagliole venissero esposte nel 1737 alla mostra annuale di pittura organizzata dall' Accademia del Disegno nel chiostro della Santissima Annunziata a Firenze (...) ed una regalata nel 1767 al Granduca  Pietro Leopoldo.




tabernacolo dell'altar maggiore della Badia

Trasferito a Firenze nel 1742 e successivamente al Monastero di Vallombrosa (1753) espresse il meglio della sua arte nel "Romitorio delle Celle" il cosiddetto "Paradisino". E proprio nel Romitorio sono presenti alcune delle sue opere principali.




Tornando alla "tecnica della scagliola" alla Badia di Santa Reparata in Marradi, l' inizio della "fase creativa" passando dalla cottura del gesso sino a 180 °C., fa pensare alla presenza in Santa Reparata di una fornace, da collocarsi alla base della collina, per gli scarti, a ridosso del fiume che costeggia la Badia. Reperti di una antica fornace, infatti, furono evidenziati a suo tempo durante i lavori di restauro e miglioramento di una casa colonica vicino al fiume. La Badia risale al medioevo secondo una pergamena datata 6 ottobre 1025.
 



Fregi in scagliola
alla Badia del Borgo





Considerato, che la Badia possiede ancora colonne agli altari in scagliola, si potrebbe anche presumere che la tecnica a Marradi sia nata molto prima del '700, forse anche prima del '500 come pensano gli studiuosi C. Meli e F. Lunghetti.

Due dei più bei manufatti in Italia, in scagliola sono all' interno della Chiesa dei Frati Minori (1292) "Santuario del Beato Sante" a Monbaroccio (Pesaro - Urbino) e trattasi del paliotto in scagliola di San Diego (1400 c.a - 1463) con un particolare della lotta tra il cardellino (immagine di Cristo e del bene) e il serpente (icona del maligno e del male) e del paliotto di Sant' Antonio, particolare di scuola emiliana.


Paliotto in scagliola nel Santuario del Beato Sante





 

  
Fonti

Alessandro Cecchi, "Piccoli e grandi musei di Firenze e Provincia alla scoperta del territorio" da Caterina Caneva, Polistampa  2007 "Museo d' arte sacra dell' Abbazia di Vallombrosa"  www.piccoligrandimusei.it/cont_969_2314.phtml


 


Fulvia Rivola - Livia Galeotti e Maria Teresa Montuschi "La storia della Badia di Santa Reparata di Marradi attraverso i documenti" a pag.17.





 




Meli C. - Lunghetti F. tesi sulla scagliola, archivi dell' Opificio delle pietre Dure di Firenze, dalle "Novelle letterarie 1771" citate da Roberto Paolo Ciardi "I Vallombrosiani  e le arti figurative" con ricerche all' Archivio di Stato di Firenze.







Per verificare se i decori e gli arredi della Badia sono in scagliola o si tratta di semplici stucchi, confidiamo nel parere di restauratori o esperti d’arte.

2 commenti:

  1. Eppure nella Badia ci doveva essere almeno un paliotto del Perrier. Dalle foto non si riesce a verificare se ci sono marmorizzazioni in scagliola oppure, come dite voi, se sono stucchi a finto marmo. Evidentemente il paliotto è stato "spostato" o era rovinato!. Se avete informazioni aggiuntive contattatemi
    Saluti
    Alessandro Bianchi
    BIANCO BIANCHI
    Scagliolisti a Firenze

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    Risposte
    1. Se fosse così cortese da venire a Marradi, potrebbe fare un sopraluogo nella Chiesa della Badia e così risolveremmo tutti i nostri dubbi.POssiamo avere le chiavi della chiesa che, al momento, é chiusa al pubblico. Cordiali saluti

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