Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 25 febbraio 2013

Nella neve a Monte Gianni



Un trekking in un crinale
dal bel panorama
di Claudio Mercatali




La Badia del Borgo


Ieri e ieri l'altro è nevicato di nuovo, in abbondanza, e oggi è spuntato il sole. Il meteo dice che il beltempo durerà mezza giornata e dopo cadrà del nevischio e allora bisogna andare.
Il trekking di oggi 24 febbraio è un anello da Marradi alla Badia del Borgo e poi nella antica strada per l'eremo di Gamogna e indietro lungo il crinale verso il paese. Il percorso è lo stesso della "stralunata di settembre" la passeggiata notturna con la luna piena, che è nell'archivio del blog. Eravamo 44 quella sera ma oggi sono solo. E' l' ultima luna piena prima dell'equinozio di primavera e allora era l'ultimo plenilunio prima dell'equinozio d'autunno.

C'è una strana arietta di fine stagione, tiepida, però in terra c'è più di mezzo metro di neve. Fino alla Badia del Borgo la strada è pulita e le ciaspole non servono. Da Jum e Burg (Imo il Borgo) in poi la musica cambia. Questo gruppo di case antichissimo era il "borgo basso, umile" contrapposto al Borgo Badia, che è di là dal fiume, dove abitavano i padroni e l'abate.

 
Jum e Burg


 
Al bivio di Val Bigoncio comincia la fatica. Di qui non è passato nessuno e si affonda fino al ginocchio. La strada di Gamogna è proverbiale per essere ripida e quindi è chiaro che dovrò procedere a tappe. Me l'hanno spiegato bene gli esperti dei trekking invernali: "Quando sei da solo nella neve fonda non ti accanire, conta quaranta passi e poi fermati un po' anche se potresti andare ancora".


Il bivio per l'eremo
di Gamogna


    

E per due ore ho fatto così, fino alla cima. Dentro la macchia i rami piegati dalla neve, colpiti e scossi con la racchetta
frustavano quelli in alto e così ho fatto una serie di docce. Tutto fa parte del gioco e  non me ne dolgo. In compenso ho avuto modo di fotografare molto.
 














Valcroce

 Ormai è fatta. La Badia è laggiù in fondo e qui sopra di me compaiono i ruderi del podere di Valcroce, che è sul crinale.



Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire



 A Pian della Quercia (è il podere immediatamente sopra alla Badia del Borgo, al centro di questa foto) c'è un famoso castagneto, che si vede sulla sinistra.



 


Da Valcroce comincia un bel crinale soleggiato, con qualche saliscendi e con un panorama esagerato anche verso nord. La prossima meta è il podere di Monte Gianni.


A destra: La strada per Monte Gianni
Sotto: due scorci panoramici verso nord





 Sono così giunto a Castelnuovo, di cui si vedono i ruderi qui accanto. Questo nome deve avere qualcosa di veritiero, perché questa casa ha degli archi eleganti e dei muri maestri di pietre ben lavorate, molto più di quelle che di solito si trovano nelle case dei contadini,


 



Uno sguardo verso la Romagna 
da Castelnuovo






 

Il porco nero, detto anche  mora romagnola, era il tipico suino allevato qui da noi fino a settanta anni fa. Poi fu introdotto il maiale che conosciamo, quello rosa per intenderci, che viene dall'america.
Il marito della proprietaria di questo sito è un estimatore della mora romagnola e ha qui a Castelnuovo un allevamento di maiali in libertà. Di notte alla luce delle lampade frontali si vedono degli occhini brillanti là nel campo, che fanno un po' impressione se uno non lo sa, però il porco nero è tranquillo e anche buffo con le sue orecchie a sventola. Ora i maiali sono al pasto, in mezzo alla neve, non alzano la testa per nessun motivo e si disinteressano di me, che invece li chiamo per fotografarli. Insomma mangiano come dei porci.

Monte Romano dista da qui 10km in linea d'aria




L'allevatore è arrivato fin qui con le ciaspole, vedo le sue impronte e questo mi rende lieto, perché mi lascia una pista di neve battuta e finalmente finisce la storia dei 40 passi.


 



Sopra: Monte Gianni
A destra: la valle del Lamone
fino a S:Martino

 



E sono così giunto a Monte Gianni, posto panoramico oltre ogni dire. Il nome in romagnolo è Mont Zenn e a volerlo proprio tradurre sarebbe Monte Zeno (o monte di Giove).

Ora si tratta di scendere lungo il crinale di Pian dei Preti. Il nome particolare di questo sito cela forse qualche episodio particolare? La spiegazione che ne danno gli anziani del luogo delude un po' perché il nome preciso sarebbe Pian dei prati, visto che qui c'era un prato piano prima che venisse piantata l'attuale pineta.


La vista del paese che si avvicina è piacevole e tiene compagnia per un lungo tratto. Visto da qui Marradi sembra ancora più compresso fra i monti di quanto non sia in realtà.


 
















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