Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 4 luglio 2012

...E un giorno arrivò Dino...

Alla ricerca di Campana 
nei ricordi di chi lo conobbe.
di Luisa Calderoni




Bologna Anno Accademico 1912-1913

…“ Tutto ciò che di lui, studente a Bologna mi era noto, pubblicai nel volume " Dino Campana e i goliardi del suo tempo", edito a Firenze dalla Marzocco nel 1942.(…) Campana fu poeta cosmico: e forse di nessuno, come di lui, si può ben dire che fu cittadino del mondo. Le fantasie dell’arte lo rapivano nel mistero di inesplorati cieli, ed egli fece sua legge l’andar senza fine per monti e per valli, per città e oceani, alla ricerca di una pace sognata, che era fervida di colori, di armonie e di tormento. Le battaglie dei piccoli uomini non potevano interessarlo, e la sua partecipazione fu tutt’al più quella dello spettatore seccato che rifugge dai clamori…”(1)

Così, con poche essenziali parole, Federico Ravagli descrive l’opera del Poeta Dino Campana da lui conosciuto a Bologna negli anni dell’Università e i cui ricordi erano già confluiti nella citata opera "Dino Campana e i goliardi del suo tempo"
. Ecco allora un “ritratto” di Dino nelle parole del Ravagli:

“In quest’ambiente romantico e tumultuoso, scapigliato e beffardo, capitò un giorno un individuo strano, accigliato, male in arnese… Aveva nome Campana, era studente di chimica, poeta e giramondo. Dimostrava alcuni anni più di noi (2). Tarchiato, biondastro, di mezza statura, si sarebbe detto un mercante, a giudicarlo dall’apparenza, un eccentrico mercante con magri affari (…). Aveva una lunga capigliatura biondo-rame, folta e ricciuta, che gli incorniciava un viso di salute: due baffetti che s’arrestavano all’angolo delle labbra, e una barbetta economica che non s’allontanava troppo dal mento.(…) Mi pare ancora di vederlo. Con quel suo cappello rotondo di feltro: e il giacchettone dalle tasche ampie, capaci, piene di fogli, di carte, di libretti. Perché Campana portava sempre con sé, gelosamente, il manoscritto delle sue prose e de’suoi versi: per averli sottomano quando gli fosse venuto l’estro di rileggere, di limare, di rifinire.
 Talora, d’estate, gli accadeva di abolire qualche indumento di prima necessità. Un giorno capitai con lui - chi sa come, chi sa perché - nella prima sala del caffè San Pietro, ritrovo allora assai elegante. Egli non si sedette: si sdraiò addirittura nel divano rosso che girava tutt’ intorno alle pareti, e mise in mostra le scarpe logore e le gambe nude…
(ma) chi astraendo dall’abito l’avesse osservato con attenzione, si sarebbe facilmente accorto ch’egli aveva, pur nella figura selvatica, qualcosa di nobile e di casto, di mansueto e di compunto: qualcosa negli occhi cerulei, che esprimeva raccoglimento e dolcezza". (3)

Che contrasto tra questa accurata descrizione e l’immagine di un Dino, elegante e curato, in giacca e fiocco appuntato su una candida camicia delle foto del 1912, in occasione di una gita all’ Acquacheta … Strano abbigliamento per un’escursione in un luogo remoto e difficile da raggiungere. E poi mi chiedo, ma come avranno fatto a portar lassù tutto il pesante e complesso macchinario fotografico?

A fianco: Gita all'Acquacheta, 1912. 
Dino Campana  è il penultimo  a destra.

Sotto: stessa gita, Campana 
è il secondo da sinistra

Le parole del Ravagli rivelano tutto l’affetto e l’ammirazione che lo avevano legato a Campana, affetto contraccambiato da Dino che spesso andava a trovarlo nella sua “vecchia casa umida e buia” di Via Zamboni, di fronte all’Università… ”con grave disappunto di mia madre, alla quale l’aspetto dello strano visitatore destava qualche preoccupazione."
Proprio quell'affetto incondizionato per il poeta e l'ammirazione profonda per la sua opera ,spinsero il Ravagli a raccogliere ulteriori informazioni per una biografia del poeta che fosse purgata da menzogne, sovrastrutture e false apologie, a completamento
 della stesura del " Fascicolo Marradese Inedito del Poeta dei Canti Orfici".

E così nell’ottobre del 1949 egli iniziò una fitta corrispondenza con Giovanni Buccivini Capecchi, Segretario Comunale di Marradi, che aveva conosciuto  Dino, essendo quasi suo coetaneo.


 Federico Ravagli, al centro, 
al liceo di Tripoli, dove insegnò
 negli anni Venti.

(1) da “ copia di lettera a Giovanni Buccivini Capecchi- Bologna, 10 novembre 1949
 (2) Nel 1912 Dino aveva 27 anni.
 (3) op. cit. pagg. 51 e segg.




Corrispondenza Ravagli - Buccivini
Lettera n.1   ( Bologna, 18 ottobre 1949)




Preg.mo Sig. Segretario
del Comune di Marradi


Voglia scusarmi se, pur non avendo il piacere di conoscerla, mi rivolgo direttamente a lei: ma vi sono costretto perché a Marradi non ho conoscenza di sorta. Sono uno studioso di Dino Campana, di cui fui amico ai tempi della sua vita bolognese e della pubblicazione dei “ Canti Orfici”. Ora attendo alla elaborazione di alcune note biografiche sul poeta, e mi occorrerebbe sapere se la casa di Via Celestino Bianchi, n. 16, dov’egli nacque, e quella di Via Pescetti, n.1, dov’egli dimorò per lunghi anni, sono ancora illese, oppure sono state distrutte da azioni di guerra.
Fiducioso ch’Ella vorrà aderire alla mia richiesta, le invio fin d’ora i miei più vivi ringraziamenti.


Obbli.mo Federico Ravagli
Via Amendola, 3 Bologna



Corrispondenza Ravagli - Buccivini
Lettera n.2    (Bologna, 25 ottobre 1949)



COMUNE di MARRADI
Provincia di Firenze


Preg.mo Sig. Prof. Ravagli

Il segretario capo di questo Comune, essendo nuovo di qui, ha pregato me, quale vecchio marradese, l’incarico di risponderLe.
La casa ove nacque Dino Campana, posta in via Celestino Bianchin.16 (allora e cioè all’epoca della nascita del poeta, era denominata in quel tratto Via Pescetti e la casa era distinta al numero civico n° 20) è rimasta distrutta da azioni di guerra; quella invece di via Pescetti N. 1, ove Campana è vissuto per molti anni, è rimasta illesa (in quei tempi la casa, in questa via, era segnata col n° 13. E’ da notare che l’antica via dedicata ad Orlando Pescetti, illustre letterato marradese del secolo XVI, fu divisa (nel 1909) per la denominazione, in due tratti, di cui uno fu intitolato a Celestino Bianchi nativo di Marradi, illustre statista e letterato, segretario di Bettino Ricasoli.
Colgo l’occasione per chiedere a Lei, quale studioso e senz’altro conoscitore del valore letterario del Campana ed amico di Lui in gioventù, il Suo parere circa l’opportunità, espressa da vario tempo a questa Amministrazione Com.le da alcuni cittadini marradesi, di intitoloare al nome dello stesso Campana, una via di questo paese, in sostituzione dell’attuale denominazione di “Via Umberto I”. L’Amministrazione Com.le ( di maggioranza socialista) pur ammettendo l’importanza del nome del Campana è stata fin’ora incerta nella decisione; è opinione di certuni che tale incertezza sia sorta col dubbio che con l’onorare il Campana si venga ad elevare uno dei precursori del movimento fascista.
Sembra intanto che la stessa Amministrazione stia facendo in proposito dei sondaggi oltre che presso Accademie, letterati, anche presso Autorità politiche e presso capi di partito.
Comunque desidererei che Ella, mi permetta l’ardire, esprimesse obbiettivamente la Sua opinione comunicandola direttamente agli amministratori di questo Comune.


Con distinto ossequio
Dev.mo Giovanni Buccivini Capecchi



Corrispondenza Ravagli - Buccivini
Lettera n.3    (Bologna, 10 novembre 1949)



Pregiatissimo Sig. Professore
Federico Ravagli


L’Arciprete Mons. Luigi Montuschi Cavina che avrebbe potuto dare dettagliate notizie sul conto del poeta Campana, è deceduto il 20 ottobre 1944 in seguito a fatto di guerra.
Il poeta è vissuto per vario tempo in casa dell’Arciprete poiché amava di stare in contatto con questo che egli altamente stimava anche perché di vasta cultura specie nel campo letterario.
Della famiglia dell’Arciprete è rimasta una sorella di lui, ma per le sue condizioni fisiche e per la sua avanzata età non è in grado di raccontare gran che sul Campana. Il Dott. Comun.e Manlio Campana abita tuttora a Palermo e ricopre la carica di Direttore Centrale del Banco di Sicilia. Pare che l’Amministrazione Comunale sia venuta finalmente nella determinazione di intitolare una via al Campana; sarà mia premura di tenerla poi informata al riguardo.



Gradisca distinti ossequi                                 Clicca sulle immagini se le vuoi ingrandire
Devot.mo  G. Buccivini Capecchi


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