Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 24 giugno 2012

S.Giovanni, patrono di Firenze


I doni dei Comuni nel '400
di Claudio Mercatali



Il patrono di Firenze è S.Giovanni Battista, 24 giugno. Si hanno notizie di festeggiamenti in suo onore dal XIII secolo. Il cerimoniale era sfarzoso e aveva diversi significati. Il primo era senz' altro religioso, ma era importante anche tener vivo lo spirito di campanile e il senso di appartenenza, che i Fiorentini hanno ben radicato anche oggi. C'era anche un significato politico, che ci interessa ora. Però prima di andare avanti, leggiamo in che cosa consistevano e in parte consistono anche oggi i festeggiamenti del 24 giugno.



Da Firenze vecchia (1799 - 1859)   di Giuseppe Conti: 
"Al tempo della Repubblica, per ordine della Signoria, Il Podestà aveva l'obbligo, un mese innanzi, di far bandire la gran festa in tutti i borghi principali della città e di notificarla "ai nobili ed ai signori del contado, siccome ad ogni altra persona che dovesse offrire ceri, paliotti, ed altra cosa". Nella mattina del 24 giugno la Signoria stessa riceveva l'omaggio delle città e delle castella sottoposte alla Repubblica. 

A Palazzo Vecchio, la Signoria, la mattina di San Giovanni stava a ricevere gli omaggi in ringhiera, la quale consisteva in tre gradini che circondavano il palazzo. Mentre la Signoria era in ringhiera, tutta la piazza era pavesata, e per terra si spargeva la fiorita. Presso i Signori stava una guardia di soldati armati a cavallo, e sulla piazza si recavano anche molti giovani gentiluomini, che duravan fatica a passare in mezzo alla folla enorme di popolo ivi accalcato.
Attorno alla ringhiera eran disposti cento palii di broccato d'oro o di velluto foderati di pance di vaio, offerti dalle città, dalle castella, dalle terre e dai signori soggetti alla Repubblica.
Questi palii erano sostenuti da altrettanti donzelli, in ricchissima assisa di seta bianca, su cavalli festosamente parati con gualdrappe dorate, e venivano portati a San Giovanni, dove si infilavano in tanti anelli di ferro, e vi si conservavano per un anno, togliendo via via quelli dell'anno precedente, che divenivano proprietà dell'arte di Calimala, la quale se ne serviva per addobbare la piazza in occasione di pubbliche feste. Di altri se ne facevano paliotti da altari e paramenti, o erano venduti all' incanto".

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L'invito a Firenze per S.Giovanni era un atto politico importante, un suggello per i patti che i vari comuni avevano con la città. Chi non riceveva l'invito dal Podestà era in disaccordo con la Signoria e questo era un brutto segno. Anche i comuni della Romagna Toscana offrivano un cero fiorito o un palio ricamato. Guai a dimenticarsene! Il donzello comunale andava a Firenze con il palio, sfilava e tornava a casa dopo aver fatto registrare la sua presenza nell'Archivio delle Riformagioni, per dimostrare che aveva assolto l'obbligo. Così oggi nell'Archivio di Stato di Firenze si trova il regesto (il riassunto) di questi atti.











Clicca sui documenti
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Ecco qui accanto i mandati del 1423
 dei Comuni di Modigliana, Castrocaro e Tredozio


In quegli anni Marradi offriva il Palio per S.Giovanni?
I documenti dicono di si, come si vede qui sotto, perché Ludovico Manfredi, signore del Castellone, in lite perenne con i suoi parenti di Faenza, era un vassallo di Firenze. Poi ci furono dei cambiamenti ...



L'8 marzo 1425 i Fiorentini si accordarono con Guidantonio Manfredi, signore di Faenza, che offrì l'accomandigia (l'assoggettamento) dell' alta valle del Lamone e dell' Acerreta in cambio del riconoscimento della sua signoria su tutto il resto. 
In pratica questo accordo segnò il passaggio di Marradi e Modigliana a Firenze.

 A destra: Ratifica dell'accomandigia (assoggettamento)
 fatto da Guido Antonio Manfredi 
a favore di Firenze.


Nel 1425 Ludovico del Castellone fu invitato ancora una volta a Firenze per S.Giovanni, ma il suo tempo era scaduto. La Signoria ormai preferiva i Manfredi faentini. L'archivista registrò la sua presenza, ma annotò che rappresentava i "Manfredi bastardi di Marradi" e non quelli veri di Faenza (leggi qui accanto).
Ludovico cercò di opporsi a tutto questo ma nel 1426 fu arrestato e imprigionato nel carcere delle Stinche, a Firenze, dove rimase per più di trent'anni. Quell'anno l'invito fu rivolto a Guidantonio Manfredi, che mandò il suo palio a suggello del nuovo accordo (vedi qui a destra). Poi nel 1428 Marradi e Modigliana passarono sotto Firenze.

Fonte: Documenti originali dell'Archivio di Stato di Firenze, complesso documentario detto Diplomatico vol.3 doc. 319, vol.4 doc. 19,32,39.


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