Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 12 febbraio 2012

La strada di Mondéra

Un trekking con le ciaspole
fra Marradi e Palazzuolo
di Claudio Mercatali



Oggi è il nove di febbraio, primo giorno di sole dopo le abbondanti nevicate della prima settimana del mese. Posso provare le ciaspole nuove in un percorso per me impegnativo. La strada di Mondéra è una mulattiera di crinale, sempre soleggiata e panoramica. E' un bel percorso, frequentato in ogni stagione. Il posto è senz'altro isolato rispetto alla viabilità odierna, ma abbastanza importante nella viabilità medioevale, che si snodava lungo i crinali, secondo delle logiche e delle mete diverse dalle nostre. Da qui si va a Marradi, ma anche a Palazzuolo, a Gamberaldi e alla badia di Susinana, cioè si possono raggiungere le più importanti località dell' antico feudo degli Ubaldini e dei Pagani, che non avevano nessun interesse a collegarsi con Faenza e Firenze ma vivevano asseragliati fra questi monti.
Chi vuol fare il trekking in salita, andata e ritorno, sappia che Marradi è a quota 320m e la Colla di Mondéra è a 820m e cioè ci sono 500m di dislivello in 5 km, lungo un sentiero aspro. Per i walker (i camminatori) questo non è un problema, e nemmeno per chi ha un po' di allenamento, però dopo, forse, le gambe tremeranno per un paio di giorni.


 Il percorso inverso invece è una passeggiata lunga ma senza tanti problemi, lungo la direttrice che si vede qui accanto. 
Si prende il pulmino per Palazzuolo, che parte dalla stazione ferroviaria di Marradi alle 8.00 o alle 9.00 o alle 15.00 tutti i giorni feriali (il sabato la corsa delle 8.00 non c'è) e si scende al Passo del monte Carnevale, all'imbocco della strada per Bolano. L'autista vi dirà dove e vi farà il biglietto (1,20 euro).

 
 Bolano
 
  
Il nome del passo è un po' ingannevole, perché in realtà deriva dal latino medioevale "carne valens", deformato nel romagnolo "carvél" cioè valido, buono per la carne, per l'allevamento, data la vastità dei pascoli. Si contrappone al monte di fronte, che è una pietraia detta Colla di Cavalmagra.


I tempi non sono eccessivi: se non c'è la neve occorre mezz'ora per arrivare al podere di Mondéra, un' ora per arrivare a Casa del Vento e poi ancora un'ora per scendere a Marradi. Questi tempi sono larghi e comprendono anche le soste per le fotografie e per osservare il bel panorama.
Il podere di Mondéra era una proprietà della famiglia Campana e quasi certamente il famoso poeta Dino sarà stato qui con lo zio Torquato, uno dei pochi famigliari con i quali aveva un buon rapporto.



Oggi i tempi di percorrenza contano poco, perché c'è la neve, mezzo metro, mediamente dura, e si affonda per venti - trenta centimetri, il che significa che la fatica raddoppia e il percorso, che è 5,5 km, costa come se fosse di 11 km all' asciutto.
Dopo un'ora dalla partenza arrivo a Mondéra e scendo lentamente lungo i campi del crinale. Sono da solo e quindi devo aprirmi la pista. Ad un certo punto incontro un gruppo di cavalli e mi chiedo che cosa facciano lì, lontano tre o quattro chilometri dalla prima casa abitata. A giudicare dal loro sguardo forse anche loro si sono chiesti la stessa cosa di me.


Mi fanno compagnia mentre cerco il punto giusto per scattare questa foto, dove si vede Gamberaldi e sullo sfondo Monte Romano, che è in provincia di Ravenna. In questo blog, il 13 ottobre 2010 è descritto un bel trekking fra queste località, perché lì c'era una via praticata dai contrabbandieri, ai tempi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana.

Il cavallo bianco annusa con cura il mio zaino, ho solo delle barrette di cioccolata che non gli interessano, mi guarda e con una leccata in faccia mi fa saltare via il berretto. Non è per affetto, cerca il sale dal mio sudore, ma evidentemente non gli piace, e allora se ne va.

Me ne vado anch'io e per un po' sfrutto la pista aperta da questi ingombranti amici.
Cà de feic (Casa del falco) e Cà de vent, passano uno dopo l'altro. Il panorama è bello, vasto, e lo sguardo spazia fino all'orizzonte. Il cielo sullo sfondo è a due strati e la parte più scura è una forte perturbazione di neve in arrivo, già prevista dal meteo per domani 10 febbraio.




Il panorama di oggi e di un giorno 
d'autunno da Ca' de feic.


Dopo un'ora sono in vista di Cà de vent, posto panoramico al massimo. Faccio una sosta, il panorama invita ed è ora di bere e di mangiare. In queste camminate il consumo di calorie è altissimo e ogni due ore, e anche meno se si va in salita, bisogna mangiare qualcosa di dolce e bere molto.
 
 
A sinistra: 
le rovine 
di Cà de vent


Che cosa c'è nello zaino del bravo ciaspolatore? Se il trekking è facile e dura solo mezza giornata non serve un gran che: il telefonino è indispensabile ma bisogna sapere bene se c'è il segnale in tutto il percorso. 
Una torcia a led, una corda, una maglietta, una camicia, una maglia e un berretto di ricambio, perché in caso di sosta, voluta o obbligata, occorre togliersi di dosso i vestiti bagnati dal sudore. 
Per mangiare basta qualche tavoletta di cioccolata e un litro d'acqua. L'alcol è un vasodilatatore, si può bere ma dopo un po' favorisce il raffreddamento del corpo.




Finalmente compare Marradi, nella valle laggiù in fondo. La vista della meta mi conforta e mi fa sentire più vicino al traguardo, ma so che questa è un' illusione. L'aria gelida e limpida falsa le distanze e sembra a portata di mano quello che in realtà è ancora lontano.



 
Da qui in poi la visuale si apre lungo la valle del Lamone, che si vede bene fino oltre S.Martino in Gattara, lontano da qui sei chilometri in linea d'aria.




La valle del Lamone
da Mont dl'esne
(Monte dell'asino).










Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire




Ora ci siamo. Marradi visto dall'ultimo podere che si incontra scendendo da questa strada, la Sassogna, fa un bell'effetto, d'autunno e d'inverno.




2 commenti:

  1. Sperverso il raffronto fotografico "senza e con neve"!
    La "flemma" con cui il racconto procede, ti rende partecipe dalla poltrona di casa. Grazie!

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  2. Corretto è Mont d'l'esne. Credo!

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