Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 14 luglio 2011

Non sempre “piana” fu la strada del Francini…

 
1970   Al Consiglio comunale viene proposto
di intitolare una via ad Anacleto
di Luisa Calderoni e Francesco Cappelli.


Uno scorcio di via Francini


Nel 50° anniversario della morte, in un incontro tenutosi presso il Centro Studi Campaniani Enrico Consolini, è stata ricordata la figura di Anacleto Francini, giornalista, commediografo e poeta marradese, noto anche con lo pseudonimo di “ Bel Ami ”.

La delibera n°30 del 23 novembre 1970 del Comune di Marradi volta ad intitolargli una via cittadina, in prima istanza fu respinta dal Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’ Amministrazione Civile, in quanto non era stata adottata con voto unanime dei presenti.
Il Consiglio comunale discusse questo tema una seconda volta e si giunse ad una decisione unanime. Con la delibera n° 68 del 14 settembre 1971, si decise di intitolare ad Anacleto Francini il tratto di strada nel capoluogo di Marradi, che inizia da …”Via Cà di Vigoli e termina al “Deposito gasolio nafta” di proprietà di Vanni Marco … tratto stradale praticamente senza alcuna intestazione toponomastica, trattandosi di zona denominata complessivamente “Casone”.

La casa natale, a Casa Carloni

Ma come erano andate le cose nei due consigli comunali e chi si era opposto alla proposta dell’ Assessore alla Pubblica Istruzione, Signor Enrico Consolini?
Al Consiglio Comunale del 23 novembre 1970 l’Assessore Consolini aveva illustrato la figura e l’opera del Francini con una dettagliata  relazione, come segue:

“ … Anacleto Francini durante gli anni universitari svolge un’intensa attività in Marradi come commediografo, seppure allo stato originario e di futuro giornalista. Sono gli anni delle sue prime rappresentazioni al teatro locale degli Animosi. Fra le più importanti di dette rappresentazioni è rimasta famosa , nel suo genere, quella denominata “Femmina”. Intenso è pure il lavoro di redazione . Infatti egli redige per primo il giornaletto locale denominato “Il Marciapiede”, nel quale figurano, fra l’altro le prime liriche del giovane Francini. Segue poi a breve tempo, “Il Marciapiede alla Ribalta” che ricalcando le orme del fortunato predecessore, vuole essere la rivista umoristico -satirica del luogo. Un anno dopo dalla inventiva geniale del Francini avrà vita un’altra interessantissime rivista, “Lo Zibaldone” a contenuto comico – satirico – sentimentale.
Dopo il servizio militare prestato come Ufficiale di complemento, Anacleto Francini entra come redattore al giornale “Ettore Fieramosca” di Firenze, viene successivamente chiamato alla redazione del “Panaro” di Modena ed infine fonda a Firenze il giornale “Il Tempo”, gli anni che seguono fanno capo a Torino, città nella quale espleta il servizio di redattore della “Gazzetta del Popolo”, prima e al giornale “Il Pasquino”, poi dovrà partire per la Grande Guerra in qualità di Ufficiale dell’esercito, da prima col grado di capitano, indi con quello di maggiore, distinguendosi rapidamente in molti combattimenti, conseguendone decorazioni al merito. Fatto prigioniero sul “Monte Osvaldo” il 16 aprile 1916, viene inviato ad Ostffyasszonyfa e là fonda il giornale dei prigionieri “ L’Eco di Ostffyasszonyfa” che sarà felicemente ricordato dalla “Domenica del Corriere” con documenti e fotografie.


 Anacleto, il terzo da sinistra, 
al campo 
di concentramento.


Sempre in campo di concentramento, studia varie lingue, scrive canzoni patriottiche e invia corrispondenze al “Corriere della Sera”.
Tornato finalmente a Torino nel 1919, al termine del primo conflitto mondiale, diviene redattore capo de “La Gazzetta del Popolo” e in collaborazione con l’Avv. Miaglia fonda un nuovo genere di spettacolo: la rivista, facendosi chiamare “Bel Ami”, appellativo che lo renderà celebre e che si ispira ad un personaggio del Maupassant. Ormai “Bel Ami” è famoso in tutta Torino e la sua presenza nei circoli artistici e  letterari dell’ex capitale italiana è ormai divenuta indispensabile e doverosa.
La prima rivista ad ottenere uno strepitoso successo di pubblico e critica è “No così non va” a cui seguiranno, rappresentate nei più celebri teatri di Torino (tra cui il Trianon), di Roma, Milano, Genova e Firenze: Il piroscafo giallo, Le Sorelle Siamesi, La bisbetica sognata, Milioneide, Il segno dell’Aquila, Sua eccellenza la Spugna, Il ratto delle cubane, Il Saladino, Pioggia di Stelle, La Carrozza, Attenti alla vernice, Ripassi domani, Venga con noi, Così va il mondo. e altre. Scrive inoltre commedie in dialetto torinese e suggerisce, con alcune operette e riviste, i soggetti per alcuni film di successo a cui partecipano protagonisti famosi come Wanda Osiris, Totò, Macario.
Lasciato il lavoro alla La Gazzetta del popolo, Anacleto Francini viene chiamato alla R.A.I. torinese per curare una rubrica domenicale “Vogliamoci bene” che dura 45 minuti e scrive con Dino Falconi un’avventurosa vicenda continuando il successo per oltre un anno. L’ultima produzione, per certi aspetti chiaramente poetica, “Bianco Fiore”, non verrà dal Francini purtroppo mai terminata.

 Anacleto, il primo a sinistra, 
durante la Prima Guerra Mondiale


Alla sua morte, che avviene il 18 giugno 1961, Anacleto Francini sarà commemorato da molti giornali italiani e anche dalla R.A.I. Negli ultimi tempi, trattando dell’originalità della rivista teatrale del nostro Paese, ne ha parlato e ricordato le singolari doti, anche la Televisione italiana".

Così termina la circostanziata ed esauriente relazione dell’Assessore Consolini. E fin qui tutto bene e niente da eccepire… ma a questo punto prende la parola il consigliere di minoranza Idilio Baracani, segretario della sezione del P.C.I. di Marradi, uomo tutto d’un pezzo e di specchiata integrità morale, nato comunista, morto comunista, stimato da tutti nel paese a prescindere dalle sue idee politiche… Baracani, come risulta nell’atto
" ... fa osservare che la dedica di questa Via è collegata ad una precisa richiesta dei parenti dell’Anacleto Francini, in corrispondenza ad una cessione di terreno da effettuarsi dagli stessi al Comune di Marradi per l’allargamento della strada che conduce al Cimitero di questo capoluogo.
D’altra parte è bene chiarire subito le posizioni e cioè che sarebbe l’ora di pensare di dedicare Vie in relazione a tutto ciò che è stato fatto per la nuova democrazia. Ho forti dubbi circa l’espressione del mio voto per la dedica di una Via al Francini, soprattutto in relazione al fatto che il giornalista stesso fu al servizio di un determinato ceto e di una determinata società che ha servito esclusivamente i “ padroni” ( tra virgolette nel testo).”

La votazione dà questi risultati: 
Presenti n.17-votanti n.10- astenuti n.7
Voti favorevoli per la dedica di cui sopra n.10.

Come detto sopra, la deliberazione fu respinta dal Ministero dell’Interno e rinviata a tempi migliori, cioè all’anno successivo quando pur ribadendo quanto già espresso nel consiglio dell’anno prima, il consigliere Idilio Baracani e il suo gruppo votarono favorevolmente alla titolazione della via al nostro “Bel Ami”.

Fonti: Archivio del Comune di Marradi. Le foto d'epoca sono tratte da Tarabusi, Marradi com'era.

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