Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 21 febbraio 2011

S.Maria ad nives


La chiesa di Albero,

un antico borgo di pastori
nel comune di Marradi
di Claudio Mercatali

La chiesa e la canonica

S.Maria ad nives (alle nevi) è il nome delicato della chiesina di Albero, piccolo borgo nel comune di Marradi. Per chi non lo sapesse siamo nella valletta del fosso di Scheta di Voltàlto, laterale della valle di Campigno, che già di per sé è abbastanza isolata. Dunque ci troviamo nel cuore dell’ appennino, in un posto in cui si arriva se ci si va apposta, perché la strada finisce qui, proprio di fronte alla chiesa. Il sito è antico, in mezzo a vasti prati nei quali un tempo pascolavano le greggi. Da qui i pastori transumavano verso Borgo Montone, alle porte di Ravenna, al contrario dei pastori di Campigno che in prevalenza andavano a Roccastrada, in Maremma.
Santa Maria ad Nives quindici anni fa venne sconsacrata, perché Albero è un paesino che ha quattro residenti e si rianima un po’ solo d’estate. La chiesa non è artistica ed è bruttina, però ispira simpatia.

Il paesino di Albero nel 1833
(carta del catasto

del granduca Leopoldo).
Oggi è ancora così.


La Curia faentina ha intenzione di venderla e lo farà quando saranno deceduti gli ultimi che qui ricevettero i Sacramenti, secondo l’uso che la Chiesa segue in questi casi. Questo dal punto di vista ecclesiastico è giusto, perché una chiesa muore quando non ha più fedeli, però dal punto di vista umano è abbastanza triste e speriamo che non succeda.
L’ultimo parroco che abitò nella canonica di Albero fu don Domenico Neri, don Mengone per i suoi parrocchiani. Personaggio assai insolito, era una specie di don Abbondio di cui è rimasto un ricordo fatto di episodi gustosi:

  • ... Alle prediche diceva spesso che “… il Signore è come l’allocco, lui vi vede e voi no” (l’allocco è un uccellino, non molto vispo, che si nasconde nella chioma degli alberi e si mimetizza bene).
  • ... Fumava la pipa e un giorno, mentre sonnecchiava in groppa al mulo che lo portava a casa, gli cadde dalla bocca e andò a finire fra la sella e la pelle dell’animale. La povera bestia, scottata, prese la rincorsa con il prete in groppa e i contadini del podere di Guiàttola lo videro passare dall’aia che urlava: “… e gévle, e gévle …” (il diavolo … il diavolo).
  • ... Don Domenico, nei festivi saliva a Val della Meda per dire messa. I contadini di quel sito e soprattutto il marchese Matteucci, proprietario della fattoria, non scendevano ad Albero, perché era troppo lontano. A volte partiva il sabato e pernottava alla fattoria, per giocare a carte con il marchese a veglia. Una domenica, avendo alzato il gomito un po’ troppo la sera prima, durante la predica fece confusione e parlò anche della cricca di coppe e il marchese non mancò poi di prenderlo in giro, con un certo numero di battute sul chianti, il sangiovese e il vin santo.

La parrocchia nel 1833 contava 216 anime e più o meno è rimasta uguale per un secolo. Poi è cominciato lo spopolamento, lento negli anni Trenta e rapidissimo negli anni Cinquanta.
Qui durante la Prima guerra mondiale ci fu almeno un lutto in ogni famiglia. Questi poveri pastori contavano poco ed era la gente giusta da mandare al macello nelle trincee. Nella lapide sulla facciata della chiesa si legge che partirono in sessanta e tornarono in quarantotto, per metà invalidi o menomati.

L’inverno è una buona stagione per girare in questi posti, specialmente se c’è la neve e in una bella giornata di sole, però bisogna essere ben allenati. Un trekking può essere piacevole anche in primavera, se si ha voglia di fare una dozzina di chilometri a piedi. Si parte da Marradi e si va a Biforco (2 km), si prende per Campigno e dopo tre chilometri si incontra il bivio per Albero. La strada è asfaltata e comoda (1,5 km). Poi si può salire fino a Trebbo di Val dla Méda (altri 2 km) come faceva don Mengone, lungo un sentiero in cui c’è da sudare un po’ e da qui scendere a Marradi (5 km) lungo la strada asfaltata che passa dalla Badia del Borgo, una chiesa antica, che fu dei frati vallombrosani, con un bel campanile romanico, tutto il contrario di S.Maria.




La strada d'accesso al paese

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